
RIFIUTI Ripartiamo dalle nostre scelte
Ambiente, Produzione e stili di vita. ECCO LA NOSTRA RIFLESSIONE
➡️ In Sicilia si pensa di mandare fuori i rifiuti, perché non si riesce a raggiungere un’economia completamente circolare: dalla progettazione alla produzione, fino al consumatore. La raccolta differenziata è fondamentale ma è solo un anello della filiera. Servono impianti di selezione e impianti di compostaggio per la valorizzazione della frazione umida. Le discariche dovrebbero ricevere solo il rifiuto indifferenziato e di nuovi impianti che trasformano materia prima secondaria (carta, plastica, vetro, tessuti) in prodotto non c’è traccia. Fin qui siamo rimasti nell’alveo di questioni tecniche delle quali si dovrebbero occupare la politica e i tecnici del settore. In linea generale appare superfluo pensare che ci possa essere una frenata nel mondo della produzione. Il 20% di noi occidentali consumiamo l’80% delle materie prime prodotte a livello planetario e l’imperativo generale è quello di spingere sulla produzione, strettamente legata (si dice) ai posti di lavoro. Un legame indissolubile difficilmente scindibile. Noi occidentali, che abbiamo sfruttato la maggior parte delle risorse del pianeta servendoci soprattutto di materie fossili, in maniera ipocrita chiediamo a Paesi come l’India e la Cina, in piena espansione economica, di fare un passo indietro. Molto potrebbero fare le aziende di produzione e distribuzione delle merci sul fronte degli imballaggi, ma il tutto dipenderà dalle scelte degli acquirenti. A questo punto dovremmo focalizzare l’attenzione sui comportamenti di ogni singolo individuo, e cioè sul nostro. Appare del tutto evidente che la stragrande maggioranza delle persone non può fare a meno di prendere un aereo, utilizzare l’auto o possedere un cellulare, per cui mi sembra il caso di smetterla di puntare su queste utopie. Qualcosa si potrebbe fare con la scelta dei prodotti che acquistiamo. Per esempio, vi sembra normale che un detersivo di 1 euro debba essere venduto in bidoncini di plastica (con due bidoncini ben riciclati si potrebbe creare una montatura di occhiali) che più delle volte finisce in discarica o disperso sul territorio? Mi pare ovvio che al costo abbordabile, a fronte di una larga richiesta, se ne producano a iosa. Perché non puntare sul detersivo alla spina che peraltro ha un costo più basso? Niente da fare, quasi tutti coloro che ci hanno provato sul nostro territorio hanno dovuto desistere, perché ai più appare più comodo comprare il prodotto preconfezionato. E che dire degli imballaggi alimentari. In un ipermercato trovi il pane pronto e confezionato con un involucro composto da carta e da pellicola trasparente (in pratica impossibile da differenziare anche per i più virtuosi), e se devi comprare del cibo cucinato non puoi fare a meno di portarti 3 o 4 contenitori di plastica a casa. Sarebbe interessante sapere a fine giornata che fine fanno i materiali riciclabili che deponiamo nei contenitori dei bar o dei centri di ristorazione. Vogliamo parlare della crescita esponenziale di negozi “Tutto ad 1 euro”? In pratica si tratta di oggetti che molto probabilmente non sono stati venduti al prezzo normale e che vengono dirottati in una filiera di negozi che faranno la felicità di chi risparmia, ma non certo dell’ambiente delle nostre case e di quello naturale. Infatti molto spesso si tratta di oggetti poco funzionali che vanno a finire dentro i cassetti o al massimo in qualche vetrinetta o sopra un mobile. Sulla qualità e la salubrità dei prodotti qualche dubbio bisogna porselo. Essendo oggetti per niente preziosi, magari facilmente finiranno nella spazzatura e molto spesso in discarica perché non riciclabili. Perché non sono stati venduti al prezzo normale? Semplicemente perché siamo arrivati al punto di produrre più di quanto si riesce a vendere, per quel meccanismo perverso per cui più si produce, più si dovrebbero mantenere i posti di lavoro (anche se le catene di produzione e relative tecnologie fanno sempre più a meno della forza lavoro) con il conseguente aumento del Pil. Paradossalmente sono i beni più costosi ad inquinare meno, perché prodotti in numero minore e con qualità migliori. Difficile riuscire a interrompere la catena di produzione bulimica, perché è difficile non soccombere ai richiami del bombardamento mediatico della pubblicità che, da GENERATRICE di sogni si è trasformata in CREATRICE di bisogni. Le famiglie disagiate aumentano in maniera esponenziale e non possiamo pretendere che comprino cibo e oggetti di qualità. Risultato? Non aspettiamoci grandi cambiamenti sul fronte della tutela dell’ambiente, o se proprio dobbiamo aspettarceli, partiamo intanto da noi.
Giuseppe Compagno