Vitalizi, tra bugie e mezze verità
Scattano da oggi i vitalizi ai parlamentari? Via alla demagogia più stupida, alle urla sul web, ai politicanti che pur godendone fanno la morale a tutti gli altri. Facciamo un poco di chiarezza.
Da questa legislatura, iniziata dopo le elezioni del febbraio 2013, i parlamentari non godono più del vitalizio ma maturano una pensione di tipo contributivo, calcolata in maniera molto simile a quella di tutti gli altri impiegati pubblici (nonostante le polemiche dei mesi scorsi, quindi, i vitalizi hanno già cessato di esistere). I parlamentari, quindi, ricevono una pensione proporzionata ai contributi che hanno versato. Secondo alcuni, però, il loro trattamento è comunque privilegiato, poiché possono andare in pensione a 65 anni contro i 67 della gran parte degli altri lavoratori e, in alcuni casi, possono andare in pensione anche a 60 anni, per esempio nel caso in cui i parlamentari hanno alle spalle 2 legislature.
Ecco questa è rimasta in effetti una stortura, ma si sa in Italia le riforme si fermano sempre ad un passo….
La proposta di legge Richetti (PD) ha abolito tutti degli attuali vitalizi dei Parlamentari (e consiglieri regionali) comparandoli al trattamento previdenziale oggi previsto per i lavoratori dipendenti, basato sul metodo contributivo. Il provvedimento si applica retroattivamente anche «ai trattamenti previdenziali in essere, compresi i vitalizi attualmente percepiti che vengono definitivamente aboliti». Pertanto i parlamentari già cessati dal mandato e che attualmente beneficiano della rendita vitalizia si vedranno ricalcolati gli importi con il sistema contributivo. I vitalizi sono stati già aboliti nel 2012, ma solo per i neo eletti: i parlamentari cessati dal mandato prima di quella data hanno infatti continuato a percepire gli assegni pre-riforma mentre a coloro che hanno esercitato un mandato prima del 2012, e che sono stati poi rieletti, si applica un sistema basato in parte sulla quota di assegni vitalizi maturata al 31 dicembre 2011 e in parte sulla quota calcolata con il nuovo sistema contributivo. Norme che con la riforma verranno dunque riscritte.
Per concludere un’ulteriore precisazione, dalla prossima legislatura i criteri anagrafici per la pensione dei parlamentari saranno quelli della legge Fornero. L’adeguamento alla Fornero comporterà un aumento dei requisiti anagrafici richiesti per incassare l’assegno. Fino all’adeguamento il trattamento previdenziale è corrisposto ai parlamentari cessati dal mandato al compimento del sessantacinquesimo anno di età. Il trattamento previdenziale sarà corrisposto unicamente previo esercizio del mandato parlamentare per almeno cinque anni.
(Gina)